Nel mondo del lavoro negli ultimi anni sono nate nuove figure professionali. Con lo sviluppo dei social e della comunicazione online attività che inizialmente sono nate per diletto in alcuni casi sono diventate vere e proprie attività professionali. La progressiva professionalizzazione di queste attività ha creato nuovi obblighi contributivi che sono stati recentemente disciplinati dalla circolare 44/2025 dell’INPS.
L’INPS ha tracciato un percorso chiaro per influencer e content creator, stabilendo che le loro attività online devono avere un inquadramento previdenziale. Da febbraio 2025, chi genera redditi significativi tramite la creazione di contenuti digitali è tenuto a versare i contributi previdenziali.
La Circolare 44/2025 definisce il content creator come chi produce e diffonde contenuti (testi, immagini, video) su piattaforme social come YouTube o TikTok. L’influencer, pur non avendo una definizione giuridica distinta, è quel content creator che, grazie alla popolarità acquisita, promuove beni o servizi, generando introiti da sponsorizzazioni o accordi con i brand.
L’inquadramento previdenziale di queste attività varia in base alla loro natura:
- Se svolte in forma di impresa organizzata, si rientra nella Gestione Commercianti INPS.
- Se l’attività è professionale e continuativa, l’obbligo è nella Gestione Separata INPS.
- Per le attività occasionali, la Gestione Separata è prevista solo se il reddito annuo supera i 5.000 euro.
- In caso di lavoro subordinato o collaborazione etero-organizzata, si applica il regime del lavoro dipendente.
Un aspetto cruciale è l’inquadramento nel Fondo Pensioni per i Lavoratori dello Spettacolo (FPLS), ex ENPALS, qualora l’attività abbia caratteristiche artistiche o di intrattenimento, anche se finalizzata alla promozione. Questo vale per attori, registi o fotomodelli che, ad esempio, realizzano performance pubblicitarie. Tuttavia, non tutti i contenuti rientrano in questa categoria: semplici post personali o attività accessorie di digital marketing non artistiche rimangono in Gestione Separata.
Per i numerosi content creator “comuni” che fanno della creazione digitale la loro fonte di reddito principale – dai blogger ai podcaster su temi specifici – l’inquadramento generale è nella Gestione Separata. Fanno eccezione casi specifici: i musicisti online possono rientrare nello spettacolo, i commentatori sportivi o analisti politici nell’INPGI (se iscritti agli albi), mentre i professionisti (medici, psicologi) versano alla loro cassa di appartenenza.
Sul fronte pensionistico, le diverse gestioni prevedono regole specifiche. Chi è in Gestione Commercianti deve versare un contributo minimo annuo di Euro 4.549,79 indipendentemente dal reddito. Per i professionisti in Gestione Separata, non c’è un minimale, ma un versamento insufficiente può ridurre la copertura pensionistica e di conseguenza ridurre il periodo accreditato per maturare il diritto alla pensione.
Questa nuova regolamentazione segna un passo fondamentale per assicurare diritti e tutele previdenziali a un settore in costante crescita, riconoscendo ufficialmente il valore del lavoro svolto nel mondo digitale.

